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Recensione - Le Avventure di Tintin: Il Segreto dell'Unicorno

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  1. †Shame
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    Forse non tutti sanno che non è certo la prima volta che Tintin, il giovane reporter le cui gesta ricordano più un Indiana Jones che non, per dire, un Indro Montanelli, si affaccia sul grande schermo. Tutt'altro: prima che Spielberg e Jackson ci mettessero le mani, erano ben cinque gli adattamenti cinematografici delle sue avventure, che spaziavano dallo stop-motion all'animazione fino alle riprese dal vivo. Analogamente, non siamo di fronte al suo primo videogioco: dal preistorico Tintin on the Moon per Commodore 64 fino al più recente Tintin in Tibet, diverse sono state le occasioni per i fan di rivivere elettronicamente le gesta del loro idolo. Quello che dovrebbe cambiare oggi come oggi è l'ambizione dei due prodotti: se dietro il film in Computer Graphic ci sono le teste dei due registi/produttori forse più noti al momento, dietro il videogioco c'è Ubisoft Montpellier, il team che ci ha regalato nientemeno che Beyond Good and Evil. Andiamo a vedere se, perlomeno dal lato ludico, le premesse corrispondono ai risultati.

    Il segreto del granchio di Rackam
    Il film, e di conseguenza il videogioco, si basa su tre delle più belle storie di Tintin, pubblicate tra il 1941 e il 1944: "Il granchio d'oro", "Il segreto del Liocorno" (che in Inglese fu pubblicato come "The secret of the Unicorn", da cui il titolo di film e gioco), e "Il tesoro di Rackam il Rosso". Senza, se non conoscete già le strisce, togliervi il gusto di scoprire al cinema la trama (cosa che invece il videogioco fa senza troppi complimenti e in maniera piuttosto pedissequa), vi basti sapere che sono momenti molto importanti delle avventure del giovane giornalista dell'avventura, in quanto, tra pergamene misteriose, modelli di navi del diciassettesimo secolo e una spettacolare caccia al tesoro, vi si racconta del primo incontro di Tintin col Capitano Haddock, un personaggio fondamentale di tutto l'universo di Hergé. La formula scelta da Ubisoft per raccontare questa storia è in verità un pochino bistrattata oggigiorno, dopo averci regalato in passato delle perle immortali: siamo di fronte ad un Platform Adventure in 2D, che ricorda da vicino, anche per alcune ambientazioni e per il gusto per l'animazione a metà tra il realistico e il coreografato, gioielli come il primissimo Prince of Persia e Another World. In pratica, nei panni di Tintin per la maggior parte del tempo, ma anche in quelli di altri personaggi come Milù, il simpatico e intelligentissimo fox terrier che sempre accompagna il giornalista belga, il giocatore deve affrontare una serie di livelli in puro stile Platform, dove però troveranno posto anche numerosi puzzle e tutta una serie di cattivi da mettere fuori combattimento. Questi tre ingredienti principali della ricetta de Il Segreto dell'Unicorno sono declinati in maniera certamente più che degna, sebbene si capisca che il gioco è stato sviluppato da un lato con un budget di risorse e di tempo non eccezionale, dall'altro con un occhio di riguardo verso il pubblico più giovane: le soluzioni piattaformiche non sono mai troppo ostiche o geniali, gli enigmi funzionano sempre sugli stessi due o tre concetti-base e lo scontro con gli avversari, che più avanti sembrerebbe richiedere grandi capacità nell'ambito del puzzle solving e dello stealth, può comunque essere affrontato spesso e volentieri a viso aperto, come in un qualsiasi anonimo picchiaduro a scorrimento. Questa "mancanza di ambizione" non deve però distogliere l'attenzione dal fatto che, sebbene non punti a chissà quali livelli d'eccellenza, la formula base del gioco è ben resa, è piacevole, fluida, mai frustrante, in fin dei conti molto adatta all'utenza giovanile e non sgradevole per i più smaliziati, che saranno sostenuti soprattutto dalla grande atmosfera del tutto la quale, come vedremo tra poco, è il vero fiore all'occhiello del prodotto.

    Nei sogni di Haddock
    Ai concetti di base testé riassunti, Il Segreto dell'Unicorno accompagna due variazioni sul tema. La prima è nella forma di "intermezzi" da affrontare lungo la storia principale: dobbiamo per esempio guidare un aereo, impersonare Milù alla ricerca del padrone, o ancora immergerci nel diciassettesimo secolo e fronteggiare i pirati, a colpi di cannone e di spada, nei panni di un antenato di Haddock (queste ultime due fasi sullo schermo inferiore col pennino). Si tratta di livelli invero meno riusciti rispetto al resto, abbastanza monotoni e fini a sé stessi, ma la loro brevità li salva dal rovinare tutto e anzi, risultano alla fine intermezzi graditi nello spezzare qua e là il ritmo della non brevissima avventura. La seconda "variazione" assume invece la forma di una vera e propria modalità alternativa, che prevede anche il multiplayer cooperativo per due giocatori, purtroppo solo in locale: in "Tintin e Haddock" affrontiamo tutta una serie di livelli platform ambientati nientemeno che nei sogni del Capitano, dove l'obiettivo è quello di giungere alla fine nel minor tempo e macinando più punti possibile, record che poi possono essere confrontati con gli altri giocatori tramite StreetPass.Questa modalità raggiunge livelli di qualità a volte anche nettamente superiori al gioco principale, basata com'è su un'enfasi maggiore riservata alla componente puzzle e alla collaborazione tra i personaggi, dotati di caratteristiche e possibilità diverse tutte indispensabili per arrivare alla fine di un livello: potrebbe, per gameplay e realizzazione, costituire le fondamenta di un intero gioco, e speriamo che Ubi prenda nota del suggerimento. Inoltre, l'ambientazione onirica ha permesso agli artisti di Ubi una maggiore libertà nel disegnare sfondi e nel comporre il level design, il che ci porta direttamente alla questione del comparto grafico/sonoro e dell'atmosfera in generale, punto piuttosto importante in un tie-in. Ebbene, qui il compito è stato portato a termine se non alla perfezione, quasi: le ambientazioni, esotiche e avventurose, sono fedeli al film e risultano estremamente evocative, in questo molto coadiuvate dalle musiche di John Williams riprodotte perfettamente dal piccolo 3DS. Anche la grafica fa il suo mestiere: poligoni e dettagli si sprecano e la versione per il portatile Nintendo non sembra per nulla diversa da quella per le console maggiori, ma sono soprattutto le animazioni, fluide, realistiche e al contempo spettacolari, a meravigliare e a ricordare da vicino il film; proprio dalle animazioni però, a volte "spezzate" e interrotte di punto in bianco, si può intravedere il non enorme budget a disposizione del team. La storia viene raccontata in maniera molto simpatica, con le scene del film trasformate in un comic book virtuale da leggere vignetta dopo vignetta e certo, può fare un po' specie vedere un Tintin dal volto così realistico, mentre invece gli altri personaggi rispettano appieno il tratto caricaturale di Hergé, ma è una scelta del film e i programmatori non potevano fare altro che rispettarla. Sempre dal lato "Atmosfera & Immersione", da segnalare infine testi e dialoghi che rispecchiano, anche in traduzione italiana, la giocosa liricità del fumetto, sempre a metà tra l'opera "alta" e il prodotto per ragazzi.
     
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0 replies since 1/11/2011, 18:14   26 views
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